“Non si sta male in Lombardia, ma non per tutti è così. Il benessere che viviamo è un dato medio, ma poi c’è chi sta male, chi ha poca istruzione, disagio o poche opportunità”. E’ un po’ più chiaro il discusso slogan “Fare meglio”, se si lascia il tempo a Giorgio Gori di spiegarlo, con il suo tono pacato e ragionatore, forse poco da comizio, ma molto chiaro e lineare. Il candidato presidente alla Regione Lombardia, sostenuto dal centrosinistra, sta compiendo un tour nelle città minori della provincia lombarda, “Gori100tappe”, anche se Busto Arsizio non può certo dirsi una città minore di Varese visto che ha più abitanti e una maggiore forza economica.

Ci sono dati che ci devono fare riflettere – osserva Gori – tra i giovani lombardi uno su cinque non studia e non lavora e la dispersione scolastica aumenta. Se la Regione viene fotografata dall’alto si nota una densa nuvola di fumo che indica quanto male respiriamo e che i lombardi hanno un livello di inquinamento che probabilmente è paragonabile alla terra dei fuochi. Le liste di attesa degli esami ospedalieri sono troppo lunghe e penalizzano i cittadini e non è stata realizzata la rete di poliambulatori promessa in questi anni. La Lombardia non deve paragonarsi alle regioni del sud, ma pur restando saldamente in Italia si deve confrontare con le regioni più ricche d’Europa, e darsi degli obiettivi per stare al passo di quelle.

Oggi – continua Gori – se stiamo ai dati di regioni come quelle di Stoccarda, Monaco e Lione, non siamo i primi della classe. Abbiamo sacche di povertà, dispersione scolastica, inefficienza. Non lo dico per dare l’impressione che tutto vada male – sottolinea Gori – non è così, ma per spronarci a migliorare. Per dare anche una maggiore giustizia sociale a tutti i cittadini”.

Gori allarga poi il suo discorso all’intero Paese: “Noi vinciamo solo quando facciamo meglio degli altri – spiega – è l’Italia che deve puntare a questi obiettivi. Non riesco a capacitarmi di come, in questa campagna elettorale, in uno stesso giorni incontri dei ragazzi che non trovano lavoro e degli imprenditori che invece non trovano dipendenti. C’è uno squilibrio che va sanato investendo molto di più in conoscenza, educazione e formazione. E anche in Lombardia la sfida del futuro è questa: abbiamo un sistema produttivo che sta rapidamente cambiando e che deve rimanere al massimo della competitività per dare lavoro”.

Sala piena al museo del tessile, clima disteso. D’altronde, è lo stesso Gori a dare la cifra in queste occasioni. Sempre pacato, disteso, un candidato molto lontano dalla politica urlata. Entusiasmo e applausi nel finale: “Io sono convinto che vinceremo noi, di poco ma vinceremo”.


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