Nuove risposte sociali, per la sanità, per la mobilità. Sono i temi su cui vuole muoversi Margherita Silvestrini, candidata dal Partito Democratico al Consiglio regionale.

Nell’equilibrio territoriale in provincia, Silvestrini è uno dei candidati che partono dal territorio della bassa provincia, quella tra Busto Arsizio e Gallarate. «Rispondo a una disponibilità chiesta dai circoli del Pd, di Gallarate e limitrofi, una richiesta che mi ha anche colto un po’ di sorpresa», spiega (qui la sua lettera di presentazione). 55 anni, di formazione biologa, ha lavorato per 21 anni in un’azienda di servizi informatici passando dalle sedi di Roma, Firenze e Milano, fino ad arrivare a un ruolo dirigenziale nella sede lombarda (vive in Lombardia da vent’anni e più). Nel 2010 ha lasciato il lavoro nel settore privato e nel 2011 è entrata nell’amministrazione di centrosinistra a Gallarate, come assessore ai servizi sociali. Oggi è consigliere comunale, in minoranza. Al di fuori della politica, è iscritta all’Azione Cattolica, alla associazione Rosa Bianca, al Movimento Federalista Europeo.

«Faccio fatica a racchiudere in slogan le ragioni di un impegno».  Le parole intorno a cui ruota la sua candidatura sono «la cura della persona, dell’ambiente, della mobilità, dei giovani, anche del volto operoso della nostra Regione, perché il lavoro deve essere una priorità anche nella nostra Regione».

Temi su cui – sintetizza – in Regione «non si è fatto abbastanza, in alcuni posti si è fatto anche male». «È di fronte agli occhi di tutti che la nostra è una regione trainante per l’Italia, ma la Regione si tira fuori da tematiche fondamentali, mai impostate se non come emergenza, senza una visione con politiche lungimiranti».

Il primo esempio è quello della sanità, di fronte a una riforma sanitaria «avviata con buone intuizioni, ma con una attuazione deficitaria, che ha scardinato legame del territorio». Qui Silvestrini parla avendo alle spalle l’esperienza amministrativa a livello comunale, che sui temi sociosanitari aveva una sua centralità. «Le politiche sociosanitarie devono essere connesse con le politiche sociali del territorio: dovrebbe farlo l’Ats, che oggi è una struttura che ha sì competenze ma non ha più una presenza sul territorio. Negli Uffici di Piano,  luoghi privilegiati per la progettazione delle scelte territoriali,  oggi il responsabile socio-sanitario non è più presente. L’Ats é  diventata una struttura accentrata, che non ha più un presidio locale». A questo vengono ricondotte le difficoltà che man mano stanno emergendo ad esempio nel raccordare l’opera dei medici di base, le politiche sociosanitari comunali, i presìdi ospedalieri. «Lo dimostrano le liste di attesa da 24 mesi in alcuni ospedali, lo dimostrano i pronto soccorso, che è cartina di tornasole: oggi sono al collasso, l’ho sperimentato di persona, con una consapevolezza che è la stessa di tanti cittadini lombardi». Per questo la parola d’ordine diventa dare più valore ai medici di base, superare un sistema incentrato sulla produzione di prestazioni, ma che «non garantisce continuità nel tempo e collegamento con la realtà territoriale».

Altro tema su cui Silvestrini si spende è quello della mobilità, che viene collegata anche ai temi ambientali e di tutela della salute. «Non è solo la risposta a un animo ecologista, è una necessità reale della Lombardia: non bastano le misure emergenziali, servono azioni di medio e lungo periodo. Ed è urgente anche per l’impatto sanitario: i dati epidemiologici dicono che c’è un aumento delle patologie alle vie respiratorie, dei tumori». La prima risposta? Un maggiore ruolo attivo del Pirellone e di Palazzo Lombardia nel coordinare la risposta. «La Regione non ha fatto scelte lungimiranti. Ad esempio non è stata neppure capace di coordinare le scelte dei Comuni dell’ “asse del Sempione”: ogni Comune si è mosso in autonomia, senza una visione condivisa, vanificando ogni impatto positivo. La Regione non si può sottrarre a questo compito».
Non solo piste ciclabili e attenzione ai mezzi pubblici e ai pendolari. Le scelte da fare sono anche su temi più strategici, come ad esempio la valutazione dell’approdo di Alptransit e la necessità di governare la mobilità delle merci. Oggi le merci su ferrovia da Nord (da Rotterdam, dalla Germania, dalla svizzera) arrivano in gran parte nella zona dell’Alto Milanese, in particolare allo scalo Hupac tra Gallarate e Busto. «La prosecuzione del viaggio su gomma, a bordo dei camion, va a incidere gravemente sul traffico e sull’inquinamento. E anche su questo la Regione non può demandare solo a enti, deve essere presente».