Miriam Arabini, candidata di Forza Italia al consiglio regionale, finisce nel mirino degli “odiatori” del web che la scambiano per una musulmana.
L’assessore al welfare e all’inclusione sociale di Busto Arsizio è stata presa di mira da una serie di attacchi “social”. La sua “colpa”? Avere un nome, Miriam, che pur essendo diffusissimo per qualcuno forse “suona” come straniero, e un cognome,
Arabini, la cui etimologia per qualche ignorante potrebbe richiamare alla regione “culla” della religione islamica. Peccato che Miriam sia bustocca da generazioni.
Incredibile, ma vero: prima insulti venati da razzismo sulla pagina Facebook “Comitato Miriam Arabini” (tra cui un incredibile «Pure i candidati musulmani, vergognati!»), poi, in seguito al blocco nei confronti dell’utente che aveva preso di mira la pagina della candidata forzista, a finire sotto attacco è stato il profilo del padre di Miriam Arabini, raggiunto da altrettante ingiurie
irriferibili e persino da un invito a “salire su un barcone”.
«Sono odiatori seriali, nascosti dietro profili “fake”, che attaccano tutto e tutti, senza nemmeno sapere che io sono una
bustocca doc da almeno otto generazioni, orgogliosa della mia identità e di avere una serie di cognomi bustocchi nel mio albero genealogico, da Bandera a Castiglioni, Armiraglio, Colombo, Chierichetti, fino a mio marito che è un Gallazzi – commenta Miriam Arabini – insomma, questi “webeti”, come li definirebbe Enrico Mentana, sono solo dei poveretti che non
hanno nemmeno idea di cosa scrivono. E non chiamiamoli “haters” perché sembra quasi di dare loro importanza».
«Spero che dietro a questi ignobili attacchi ci sia solo tanta becera ignoranza, e non un’operazione mirata all’intimidazione di un avversario politico. In questo caso gli autori si dovrebbero vergognare di non saper affrontare la competizione in modo onesto. Sappiano che continuerò con determinazione la mia campagna elettorale – afferma Arabini – si tratta comunque di un segnale da cogliere con preoccupazione: lo prendo come uno sprone ad insistere nelle attività di prevenzione ed informazione sulla tematica del “cyberbullismo” sul web, già attivate dal mio assessorato e dall’amministrazione comunale di Busto Arsizio nel corso dell’ultimo anno».
Forse lo smartfone serve per comunicare in vari modi compreso il web ma questo continuo uso da parte di maleducati che sfogano rancore contro il prossimo è da evitare anche punire buon lavoro