“A ciascuno il suo”, in latino “Unicuique suum”, è un antico precetto del diritto romano. Silvio Aimetti, che sostiene con la lista “Gori presidente” il candidato del centrosinistra alle elezioni regionali, lo ha fatto proprio. Tra i compagni di viaggio che hanno accettato la sfida elettorale del sindaco di Comerio c’è infatti Maria Vittoria Chiappa, medico di Sumirago. Un candidato con una grande esperienza maturata sul campo, dal pubblico al privato convenzionato, dalla medicina di base a quella del lavoro. La persona ideale per parlare di sanità.

Aimetti in questa campagna elettorale ha fatto numerose tappe in tutta la provincia, molte delle quali dedicate proprio all’ascolto del pianeta salute. Ha incontrato personale ospedaliero, medici, infermieri, operatori delle case di riposo e manager della sanità pubblica lombarda. «Lo spaccato che emerge – sottolinea Aimetti – è di grande criticità e questo dipende da come è stata gestita fino a oggi la sanità. Bisogna ribaltare un modello a partire dal coinvolgimento selvaggio del privato».

PREVENZIONE E COMUNICAZIONE EFFICACI
Maria Vittoria Chiappa ha un sorriso rassicurante e idee molto chiare sul modello da sviluppare. «Bisogna rimettere al centro del sistema il cittadino – dice il medico – con un’attenzione particolare ai ceti più fragili e ritornare a fare una seria prevenzione attraverso l’educazione sociosanitaria, compito che il medico di base potrebbe svolgere con efficacia. Serve inoltre una maggiore integrazione fra ospedale e territorio, che attualmente non esiste, e una riorganizzazione della rete ospedaliera».
Il disallineamento dei sistemi informativi, nell’era della digitalizzazione, è un altro aspetto delicato che il medico mette in evidenza. «Se lavoriamo tutti per lo stesso obiettivo – continua Maria Vittoria Chiappa – non si capisce perché ci hanno dato uno strumento zoppo. Il medico di base inserisce nel sistema (Siss, ndr) i medicinali e gli esami diagnostici che prescrive al paziente ma non accede direttamente ai referti perché la cartella clinica digitale di fatto ancora non esiste. Alcuni laboratori di analisi si sono organizzati, ma i privati convenzionati non ti mandano i risultati».
L’interoperabilità delle banche dati, pubbliche e private, permetterebbe inoltre di smaltire più facilmente le liste di attesa. «Gli esempi virtuosi – aggiunge Aimetti – ci sono già. Regioni come l’Emilia Romagna hanno tempi di attesa quasi azzerati».

QUELL’ECCELLENZA FATTA DI PAROLE: UN BUSINESS PER I PRIVATI
La parola eccellenza viene accostata spesso al sistema sanitario lombardo. Maria Vittoria Chiappa contesta questo giudizio, perché la valutazione della qualità delle cure è basata solo sulla cosiddetta «customer satisfacion», cioè il grado di soddisfazione dei clienti/pazienti. La salute però non è una merce qualsiasi. «Bisogna valutare la qualità su indicatori di esito veri – dice il medico -. Se oggi la sanità pubblica appare inefficiente rispetto al privato è perché è stata stressata fino al limite da quel modello. E il medico che lavora solo con un obiettivo economico è pericoloso».
La candidata della lista “Gori presidente” sottolinea un aspetto importante del rapporto pubblico-privato che, negli ultimi vent’anni, si è sbilanciato in modo pericoloso sul versante del privato. Sugli effetti costi-benefici, la candidata cita un interessante studio del Cergas- Bocconi sul sistema sanitario nazionale in cui si smontano alcune convinzioni radicate, come il fatto che molti setting assistenziali siano tra loro profondamente complementari, garantendo così una sorta di gioco di vasi comunicanti in grado di aumentare il livello complessivo dei benefici. L’esperienza ha dimostrato che i vasi comunicanti non comunicano affatto e che i benefici rimangono solo un’ipotesi.
«Il privato convenzionato –  conclude Maria Vittoria Chiappa – va regolamentato all’interno di un sistema controllato e bilanciato, solo così è una risorsa. Si deve tendere a una sussidiarietà positiva e a una reale collaborazione tra il pubblico e privato: il primo deve occuparsi dell’elezione delle cure ospedaliere, il secondo, che già opera da tempo nella riabilitazione, deve rendere sempre più efficaci e moderne le strutture gestite. Infine bisogna aumentare qualità e controlli in entrambe le direzioni».