Quella di Pierluigi Zeli con Grande Nord è una candidatura nata dall’impegno su tre fronti: il nord, la sanità e la formazione universitaria. Zeli scende in politica dopo una lunga carriera manageriale nella sanità. Per citare i suoi ultimi incarichi è stato direttore generale ASL della provincia di Varese dal 2003 al 2011 e alla direzione dell’istituto neurologico Besta di Milano.

Con la nascita di Grande Nord, fondato tra gli altri dal varesino Marco Reguzzoni, e la scadenza elettorale delle regionali lombarde, Zeli ha scelto di candidarsi sull’onda anche di quei valori del nord che sono stati “appannati” nel nuovo corso della Lega salviniana.

«Da tempo non condivido il percorso che ha portato la Lega a rinunciare alla parola nord – spiega Zeli -, con il nuovo movimento Grande Nord ho trovato di nuovo una prospettiva per il mio impegno fondato sui vecchi valori della Lega e delle idee di Miglio».

L’obiettivo principale, dunque, torna ad essere la vecchia battaglia del Carroccio che vede nel federalismo fiscale la possibilità di trattenere sul territorio le risorse necessarie a garantire il buon funzionamento dei servizi e dell’eccellenza lombarda.

La Sanità e la formazione
Proprio nella sanità Zeli vede uno degli obiettivi principali del proprio impegno: «oggi scatta l’allarme perché fra pochi anni mancheranno all’appello migliaia di medici che servono a garantire il servizio sanitario – spiega Zeli -. Questa situazione critica era ben nota da tempo e questo è un classico esempio di come su questo tema lo Stato non abbia un briciolo di programmazione. Queste sono cose che si possono prevedere e che vanno affrontate con gli strumenti adeguati. Io sono per il federalismo fiscale: teniamo i nostri soldi o per lo meno parte di essi sul territorio e gestiamo la sanità a livello regionale per evitare che accadano certe cose. Teniamo almeno il 30% di quei 50 miliardi che ogni anno la nostra Regione regala allo Stato».

A questo ragionamento Zeli ne collega un altro che riguarda l’istruzione universitaria. «Bisogna fornire più risorse alla ricerca e all’università perché è essenziale per i nostri giovani e per il futuro della medicina. A tal proposito a mio parere la carenza di medici è dovuta anche al fatto che la politica dei test d’ingresso alle facoltà di medicina è completamente sbagliata. Non possiamo tollerare che il test, che è un vero e proprio terno al lotto, sia un blocco d’accesso all’istruzione per tanti giovani ben intenzionati che si vedono negare l’accesso all’università. Eliminiamo il test d’ingresso e favoriamo sistemi più meritocratici che puntano magari su una scrematura durante i primi anni di corso ma che non sia legata ad un test che nulla c’entra».

L’abolizione del test, però, non basta: «qui servono anche le risorse che possono essere garantite dal federalismo fiscale per fare si che le università possano accogliere tutti i nostri giovani e abbiano la possibilità di formare più medici specializzati di cui siamo carenti per poter garantire il nostro livello di eccellenza sanitaria».

«Purtroppo la legge Gelmini aveva centralizzato la gestione delle università ma noi vogliamo che venga portata a livello territoriale per poter garantire le risorse e permettere l’accesso al maggior numero di giovani possibili».

Il pronto soccorso
Un altro punto sul quale batte Zeli è lo stato del pronto soccorso negli ospedali. «Il mio pallino è sempre stato quello di valorizzare questo presidio importantissimo per i cittadini. Il pronto soccorso è un luogo cruciale dove arrivano casi d’urgenza di ogni tipo e che anziché essere strutturato per poterli affrontare al meglio è visto come la “cenerentola” dell’ospedale. Invece, ogni pronto soccorso dovrebbe essere attrezzato con un nucleo di specialisti dell’emergenza unicamente dedicato: un numero sufficiente di operatori efficienti e preparati che possano garantire la massima esperienza e serenità di lavoro sul primo soccorso e non si creino situazioni di criticità come sta avvenendo di recente all’ospedale di Varese».

La scuola
«Altra funzione fondamentale – spiega Zeli – è la scuola, noi vorremmo che i nostri alunni possano cominciare dal primo giorno di scuola e non, come accade grazie ai concorsi nazionali, dover essere soggetti a continui cambiamenti di insegnanti che non provengono dalla nostra regione e che giustamente vogliono ritornare vicino a casa».

«Grande Nord – conclude Pierluigi Zeli – su tutti questi aspetti vuole agire come “il sindacato del Nord”, ovvero un movimento che agisca da difensore delle istanze di questo territorio e ne tuteli le tante eccellenze».