«Sono andato a parlare di integrazione in una scuola e ho chiesto ai ragazzi di quinta se avrebbero votato. Ebbene, quasi tutti hanno alzato la mano». Il sorriso di Silvio Aimetti, candidato alle regionali nella lista “Gori Presidente“, esprime una speranza ritrovata. «Altro che generazione di sdraiati – continua il sindaco di Comerio – nei ragazzi c’è molta consapevolezza, più di quanto noi immaginiamo».
Fare un bilancio di una campagna elettorale, a dir poco anomala, non è per niente facile. Aimetti elenca i punti principali che hanno scandito la sua: integrazione, lavoro, sanità ed economia. «Lancerò quattro ultimi appelli – dice il candidato della lista Gori presidente – Il coraggio contro la paura, la solidarietà contro l’egoismo, il merito contro il clientelismo, la legalità contro l’opportunismo». Ciò che lo preoccupa di più è il clima di paura diffuso nel Paese. «Ciò che vanno dicendo Fontana e la Lega – continua Aimetti – non corrisponde alla realtà. Girando nei mercati e nei paesi in questi mesi ho avuto dalle persone riscontri molto diversi».
Aimetti definisce questo percorso «l’inizio di un cammino, una candidatura al servizio di Gori». Con lui al caffè del Broletto c’è anche Valerio Crugnola, uno degli intellettuali più conosciuti di Varese. «Ci sono risorse e grandi associazioni presenti nella società – sottolinea Crugnola – che non passano più dai partiti. Ci sono forze vitali mai considerate anche se possono dare una grande mano. Per cercare di cambiare, occorre dare rappresentanza a questi mondi con un soggetto politico autonomo».
Essere presenti nella società per Aimetti vuol dire occuparsi delle persone e dei loro bisogni, abbandonare le rigidità che frenano il cambiamento. «Bisogna imparare dai Paesi poveri» suggerisce Crugnola, dove c’è un dinamismo spontaneo ma in grado di rispondere alle reali necessità.
Quando Giorgio Gori incontrò Aimetti a Comerio uno degli argomenti affrontati fu il ruolo degli istituti tecnici superiori e della formazione professionale. «Le nostre scuole esprimono un buon livello di efficienza – conclude Aimetti – e sono uno strumento efficace di integrazione. Ciò che manca è l’elasticità necessaria per anticipare le richieste del mercato del lavoro».