Matilde Ceron, candidata sindaco di JeragOrago per tutti, è l’unica donna e la più giovane, tra i candidati sindaco a Jerago con Orago. «Ventinove anni, trenta tra poco», ha all’attivo una esperienza di studio che l’ha portata anche all’estero, ha lavorato in società di consulenza e oggi è impegnata in un dottorato di ricerca all’Università di Milano. «Vengo da cinque anni come consigliere di minoranza, la scelta di candidarmi era in qualche modo naturale» spiega quando chiediamo le ragioni del suo impegno. «E mi candido proprio perché volevamo continuare il lavoro fatto con le associazioni, che era partito dalla serata che avevamo chiamato Partecipiamoci. Da quel lavoro è nato il nucleo del programma, poi si è aggregato un gruppo più ampio».

Al di là delle questioni di metodo che avete sottolineato molto anche nelle presentazioni pubbliche, quali sono gli interventi che considera prioritari?
«Da un lato ripropongo la partecipazione, che non è solo metodologia usata fin qui, ma una infrastruttura fondamentale perché un amministratore possa dare risposte ai bisogni della comunità. L’altra priorità è il sociale, partendo dall’attenzione alle fasce giovanili. Per i bambini vogliamo porre una attenzione in particolare ai figli di mamme che non lavorano: in questi anni è mancata l’attenzione, ma pensiamo sia importante l’accesso all’asilo, che non è solo momento di cura, ma è parte del percorso educativo. Per i più grandi vogliamo dare centralità al Consiglio Comunale dei Ragazzi, non solo come educazione civica, ma anche come prospettiva per progettare. Per i giovani è un momento delicato: vogliamo capire come rafforzare i servizi e svilupparne di complementari, compreso Informalavoro e Informagiovani, ma sviluppare anche altri strumenti soprattutto per chi è più scoraggiato nella ricerca del lavoro. Poi c’e il sostegno alla popolazione che invecchia, un problema non solo del paese, non solo italiano: ci sono bisogni diversi e dobbiamo dare risposte diverse. Chi è ancora attivo può dare ancora alla comunità e può essere coinvolto nel volontariato. Poi c’è chi ha bisogno di socialità e di rimanere attivo, su questo ad esempio vorremmo lavorare sui servizi di trasporto che oggi è garantito solo per il Centro Diurno. E poi per chi non è autosufficiente: abbiamo pensato di investire sul Centro don Ghiringhelli, qui in prospettiva facendone il centro per un polo servizi, che comprenda anche alloggi assistiti e un ampliamento del Centro Diurno. Un’area che potrebbe l’asilo nido e una sala polifunzionale. Quest’ultima è un intervento che riteniamo necessario, a differenza di quanto è stato sostenuto da altri candidati: allo stesso confronto tra i candidati c’erano cento persone e già la sala faticava a contenere tutti».

In questi anni si dice spesso che bisogna fare rete: che idee avete sulla collaborazione con altri Comuni?
«Uno dei punti del nostro programma è la ricerca di finanziamenti esterni e in rete, è un ambito su cui è necessario investire. per creare strutture condivise: è di oggi la notizia di una struttura dedicata in Provincia, potrebbe essere. E anche su questo vorremmo rafforzare la rete con realtà associative del paese: è una richiesta dalle stesse associazioni ed enti privati, perché spesso i bandi premiano la necessità di lavorare in rete. Avere una struttura dedicata aiuterebbe».

E sul fronte dei servizi condivisi, per esempio per quanto riguarda la Polizia Locale?
«Per quanto riguarda la Polizia locale è importante lavorare in rete, ma non mi sbilancerei sull’allargare ad altri Comuni, senza garanzie sull’effettiva efficacia e sulla volontà delle altre amministrazioni. Certo la Polizia Locale è importante, sono importanti le infrastrutture come telecamere e illuminazione, ma per creare una comunità più sicura credo serva il coinvolgimento della comunità stessa, come si fa ad esempio con il Controllo di Vicinato. In altre realtà è partito bene, qui no: crediamo sia un problema di modalità e che si possa fare meglio. Di certo il problema è sentito e l’idea ci è sembrata condivisa da molti»

Nel vostro programma c’è una particolare centralità per i servizi alla persona. Sul fronte delle opere pubbliche invece quali sono le priorità?
«Il primo intervento necessario è risolvere il problema del ponte della stazione, sicuramente partiremo dal progetto dell’amministrazione uscente. Subito dopo la priorità è il polo servizi: di certo di aree da riqualificare ce ne sono diverse, senza consumare suolo, la probabilità di ottenere un accordo con i proprietari penso possa essere abbastanza alta. In generale è qui, sulle infrastrutture per il sociale, che crediamo si possa impegnare anche risorse significative. Concludo smentendo una fake news: non abbiamo alcuna intenzione di vendere le case popolari, come qualcuno è andato in giro dicendo in questi giorni».