Lei si definisce la donna dell’azione lui della riflessione, un connubio perfetto che dura da 48 anni. Da quando una giovane studentessa del liceo scientifico di Gallarate, appassionata di politica, attratta dai valori dello scudo crociato, nonostante vivesse in una famiglia di  socialdemocratici, decise di coinvolgersi in prima persona e conobbe così il segretario della sessione della Democrazia Cristiana di Moriggia: un giovane dall’aria composta e seria destinato a cambiarle la vita.

I protagonisti di questa storia a lieto fine nata ai tempi della Dc sono Mina Roviello, imprenditrice impegnata nel mondo cattolico con le  realtà giovanili e nei Consigli Pastorali, oggi candidata al Collegio proporzionale di Varese per la Camera dei Deputati per Noi con l’Italia. Lui è il presidente del Consiglio comunale di Gallarate Donato Lozito.
L’unico ad aver capito sin da subito che le loro vite erano destinate a viaggiare sullo stesso binario è stato il fratello di Mina, che sin dal loro primo incontro aveva commentato con la madre così:” vedrai che Mina
si sposerà con questo ragazzo”.

Di tutt’altra idea invece la diretta interessata, così espansiva e aperta, vedeva in Donato il suo opposto: una ragazzo troppo serio e posato. Ma col tempo, conoscendolo a fondo e condividendone i valori e il modo di pensare, è lentamente sbocciato un amore destinato a durare nel tempo.

Nella Dc degli anni ’80, ben prima dell’istituzione delle quote rosa, le donne erano molto apprezzate e anche Mina divenne segretaria nella Consulta culturale dei cittadini, membro del Centro italiano femminile
e consigliere nei Consigli di Circoscrizione. Con l’arrivo della figlia però prevale la famiglia sulla passione per la politica e così Mina decide di fare un passo indietro e sostenere il marito che negli anni ricopre diversi incarichi: consigliere, assessore e presidente del Consiglio comunale. Non c’è stata campagna elettorale in cui la ‘donna del fare’ non abbia macinato chilometri in bicicletta, dopo una giornata di lavoro, per portare i manifesti del marito.

Ma il desiderio di mettersi al servizio degli altri Mina lo ha sempre sentito in maniera molto forte e così la sua vita la spende tra famiglia, lavoro e la parrocchia di Moriggio dove ha aiutato a realizzare un oratorio e dove oggi forma i giovani che vogliono fare gli animatori.
La politica però resta sempre la grande passione di Mina ed è con lei che Donato si confronta sulle vicende politiche. Il riferimento di entrambi sono i valori che discendono dalla dottrina sociale della Chiesa le divergenze, dunque, non sono mai sui contenuti ma sui modi. “Io sono più impulsiva ed istintiva – ci racconta Mina – Donato invece è più razionale e pacato e quindi discutiamo sul come mettere in pratica certe cose, ma alla fine ottiene sempre di più lui con il suo modo di fare.” “La vera lotta – confessa Donato, che si definisce uno chef di prima categoria – avviene in cucina perché Mina deve sempre criticare le mie ricette”.

Ora che la figlia è grande Mina ha colto l’occasione per tornare a fare politica attiva. Una candidatura , ci tiene a sottolineare il marito, che non ha nulla di nepotismo. Quando Le chiediamo come mai abbia scelto ‘Noi con L’Italia’ con molta franchezza ci racconta che inizialmente è stato lo scudo crociato nel simbolo ad attrarla poi, ovviamente, anche il programma a partire dal sostegno alle famiglie con il ‘Fattore Famiglia Lombardo’ i fondi Nasko e Cresco, la parità
scolastica, il rilancio delle piccole e medie imprese e l’autonomia, di cui don Sturzo fu l’antesignano.

Le mancano gli anni della Democrazia Cristiana? “Non si può pensare ad un ritorno nostalgico alla DC, ma rimpiango quel modo di fare politica, allora c’era un confronto serio nei partiti, oggi c’è troppo
leaderismo. Noi con l’Italia è l’unico che non ha il nome del padrone perché il nostro è un tentativo, seppur in chiave moderna, di ritornare ad un confronto costruttivo. Con il nostro simbolo vogliamo
tornare ai valori della dottrina sociale, ad un modo di concepire al politica che metta al centro le persone. Vorrei tanto che la gente potesse tornare ad appassionarsi della politica”

Le chiediamo qual è la sua speranza per il futuro:”Io sono appagata e felice di ciò che ho. Vorrei solo essere minimamente utile per dare fiducia agli italiani, per aiutarli a risollevarsi da questa situazione di apatia e crisi generale. Vorrei veramente che le persone tornassero a sorridere. Ogni giorno incontro decine di persone che hanno un motivo per lamentarsi, bisogna reagire. Da una parte la politica deve fare
politiche idonee per aiutarci a risollevarci ma dall’altra, anche noi dobbiamo darci una spinta per uscire da questo torpore.”

E in questa battaglia per il futuro il suo primo sostenitore è ovviamente quel giovane segretario cittadino della Dc che sin da subito era rimasto colpito dalla sua bellezza esteriore ma, soprattutto, dalla profondità
interiore di Mina.