Riceviamo e pubblichiamo
Mentre si propone di ridurre e forse cancellare l’area pedonale cittadina, perché si possa parcheggiare fin dentro ai negozi, mentre si vogliono cancellare pezzi di brughiera per una inutile ferrovia che potrebbe fare risparmiare ben 3 (proprio tre) minuti di tempo, mentre si progetta di costruire l’ospedale unico nell’unica area verde rimasta fra Gallarate e Busto, senza neanche prendere in considerazione l’ipotesi di utilizzare una delle tante aree dismesse, la qualità dell’aria che respiriamo continua a peggiorare.
Ormai da dicembre si susseguono giorni dove il limite del PM10 viene superato. Ancora la settimana scorsa si è arrivati a quota 87 µ/m³ (quando il limite è 50 µ/m³).
Se l’aria si colorasse, probabilmente l’amministrazione comunale e la Regione si sarebbero decisi a intervenire. Ma l’inquinamento non si vede. Uccide in silenzio e senza farsi notare.
E allora si preferisce ignorare il problema. Neppure se ne parla in campagna elettorale, come fosse una fatalità e non invece anche frutto di scelte politiche sbagliate.
Invece si può intervenire per migliorare la qualità dell’aria, non solo con politiche di emergenza.
Preservare dalla cementificazione il suolo, nei fatti e non a parole. Piantumare alberi e siepi che maggiormente contrastano le polveri sottili e assorbono CO2, sulla base degli studi delle nostre università (cinquemila piante in un anno assorbono 228 chili di PM10, pari alle emissioni di oltre mille macchine che percorrono 20 mila chilometri in 12 mesi). Decidere di investire le risorse nel trasporto pubblico regionale, con particolare attenzione al trasporto ferroviario.
La scelta di garantire aria se non pulita, almeno meno inquinata, può anche essere fattore di sviluppo e di creazione di lavoro qualificato. La pittura fotocatalitica è per esempio un brevetto italiano già sperimentato in diverse città ed esportato anche in Cina: si tratta di vernici che si possono applicare nelle gallerie o sulle facciate delle case che trasformano gli inquinanti derivanti dagli scarichi delle auto, dalle emissioni delle fabbriche e dal riscaldamento in sali inerti.
Il Cnr ha stabilito che un metro quadro di superficie trattata con vernice fotocatalitica è in grado di decomporre in un’ora il 90% dell’inquinamento presente in 80 metri cubi di aria.
Le possibilità di migliorare la qualità dell’aria ci sono dunque, quel che manca è la volontà di farlo. Anziché investire su salute e ambiente, si preferisce sprecare le risorse in tablet referendari e continuare a proteggere gli interessi del cemento. E’ proprio ora di cambiare. Anche l’aria.
Camilla Colombo
Liberi e uguali Gallarate