“Sulla difesa dei frontalieri e dell’economia di frontiera c’è chi urla, e spesso fa danni, e c’è chi si impegna seriamente per portare a casa risultati concreti per cittadini e territorio”.
Paolo Bertocchi (PD) capogruppo in consiglio provinciale e candidato alle elezioni regionali del 4 marzo chiude la campagna elettorale con uno dei temi che ha caratterizzato in questi anni la sua attività politica sul territorio.
“Dopo l’omaggio a Lugano di Fontana alla Lega dei ticinesi era evidente come il centrodestra fosse più interessato alle passerelle che alla risoluzione dei problemi dei nostri lavoratori. Anche perché quando se ne sono occupati hanno fatto danni. A partire dal 2011 quando il Governo Berlusconi non fu in grado di rinnovare gli accordi bilaterali con la Svizzera in materia previdenziale e così i frontalieri dal 2012 non ricevono più l’indennità di disoccupazione svizzera ma l’indennità di disoccupazione italiana ordinaria con una diminuzione notevole di reddito. Per non parlare dell’imposta sulla sanità che Regione Lombardia ha introdotto nel 2016 facendola pagare ai frontalieri che chiedevano il rinnovo della tessera sanitaria. Clamoroso poi il fallimento della commissione per i rapporti italo-elvetici creata da Maroni in Consiglio regionale: negli ultimi 16 mesi si è riunita appena tre volte e non ha prodotto alcun risultato. Insomma ogni volta che il centrodestra si è occupato di frontalieri ha fatto danni”.
“Come Partito Democratico invece con serietà in questi anni abbiamo lavorato per portare a casa risultati concreti – continua Bertocchi. Abbiamo ad esempio fatto approvare lo scorso anno alla Camera dei deputati la mozione numero 1-00952, che stabilisce come nessun accordo fiscale con la Svizzera potrà essere ratificato se penalizzerà i lavoratori frontalieri e l’economia di frontiera. Se nessun accordo penalizzante per il nostro territorio è stato ratificato a Roma è merito di questo preciso nostro intervento. E’ merito del PD se nel 2016 il Governo è intervenuto per stoppare Regione Lombardia che stava facendo pagare l’imposta sulla sanità ai frontalieri. Con il decreto legge 50/2017 abbiamo poi bloccato al 5% la tassazione sul secondo pilastro, in modo da non far perdere nemmeno un euro al trattamento pensionistico che i nostri lavoratori all’estero hanno maturato negli anni di lavoro. Sempre nel 2016 a Roma si è insediato presso il Ministero degli Esteri il tavolo di lavoro per lo Statuto del frontaliere, occasione unica per provare a dare maggiori diritti ai nostri lavoratori. Questi sono risultati concreti”.